Il paese che non c’è più – Pt. 2

(Tratto da “Sansoste”, di Giuliano Foresi)

Nel 1982 sono state intervistate persone che hanno abitato in San Sisto fin dagli inizi del 1900. In tal modo ci è possibile ricostruire come si svolgeva la vita paesana dagli inizi del secolo fino ai giorni nostri. Risulta particolarmente importante l’edificazione dello stabilimento della Perugina, evento che ha segnato la trasformazione di San Sisto da antico borgo rurale a moderna periferia urbana.

Palomba Amedeo (detto Nellino)

Io mi chiamo Amedeo e il mio secondo nome è Azelio, però mi chiamano tutti Nellino di soprannome. Sono nato a San Sisto il 15 febbraio 1901. Ho ottantuno anni, non sono sposato e perciò non ho figli. Ho vissuto e vivo con mia sorella. Ho frequentato la scuola elementare, ai miei tempi la scuola era in una casa vecchia del Ciacca di fronte al dosso dove c’è la chiesa. C’era una maestra sola e la mattina faceva scuola ai bambini di seconda e terza e il pomeriggio a quelli di prima. Eravamo in pochi bambini, e siccome la scuola c’era soltanto fino alla terza, succede­va che la maestra bocciava con facilità anche se uno era abbastanza bravo; così a scuola c’erano parecchi ripetenti. Io ho frequentato anche la quarta, ma dovevo andare a Castel del Piano e ci andavo ogni giorno a piedi.

Il mestiere del calzolaio

A sette anni ho incominciato a imparare il mestiere di calzolaio e andavo, sempre a piedi, a Perugia da un cal­zolaio che aveva la bottega in fondo alle scalette di Sant’Ercolano. Da quando ho imparato il mestiere ho sempre lavorato a San Sisto, prima la bottega era sopra a questa, cioè dove ho la casa, poi ne ho avuta un’altra qui vicino e poi ho costruito questo fondo che è stato l’ultima mia bottega.

Ho insegnato a parecchi ragazzi il mio mestiere, però hanno smesso di fare questo lavoro perché non rende: si guadagna poco e si lavora molto. Una volta le scarpe non si compravano già fatte in un negozio, ma le facevamo noi calzolai. A San Sisto e Castel del Piano eravamo in parecchi, ora invece ci sono le fabbriche che fanno tutto con le macchine.

Certo le scarpe che facevamo noi erano più resistenti perché fatte a mano. Adesso il calzolaio serve solo per rifare i tacchi o accomoda­re le scarpe quando si rompono. Io ho sempre fatto il mio lavoro con soddisfazione e qualche volta lavoravo anche di notte. Nella mia bottega veniva sempre qualche amico, così, mentre lavoravo, passavamo il tempo raccontandoci i fatti che succedevano.

La vita al paese

Non sono mai stato all’ospedale né in galera, mi sono sempre com­portato bene e a San Sisto conosco tanta gente. Quando ero giova­ne io, eravamo in poche persone qui al paese: c’erano soltanto due botteghe che vendevano generi alimentari ed erano anche una spe­cie di bar perché la sera dopo cena si andava a bere un bicchiere di vino e si giocava a carte. Questi negozi erano in cima al dosso, uno era dove ora c’è il negozio della fioraia Edda e uno dove c’è quello della Gisa. Vendevano pane, pasta e qualche volta la carne di maiale o il castrato: la carne di vitella non la vendevano mai.

La domenica si stava insieme agli amici per giocare alla morra, a ruzzolone o alle bocce. Non c’era il cinema e nemmeno la TV e ogni tanto per le feste, come per il Carnevale, si ballava al circolo che era sempre vicino al dosso perché il paese era tutto lassù vicino alla chiesa vecchia.

Veniva uno che suonava la fisarmonica, e qualche volta c’era anche chi suonava la chitarra ed il clarino e allora era una bella orchestra. Si mangiavano insieme anche strufoli e polpette, si beveva, si ballava e ci si divertiva molto.

… e quella da pensionato…

A San Sisto non c’era neanche un palazzo e al massimo una casa poteva avere tre piani. Oltre a un gruppetto di case vicino al dosso, c’erano soltanto case di contadini con molta terra intorno. A Perugia ci si andava a piedi oppure con i cavalli, le macchine erano pochis­sime. Io adesso non lavoro più, sono pensionato, ma per passare il tempo accomodo qualche paio di scarpe e lavoro un piccolo orto accanto a casa. La bottega però la lascio così come sempre è stata: qui ci sono tutti gli arnesi che ho adoperato per tanti anni con molta soddisfazione, anche se il mio lavoro non mi ha fatto diventare ricco.

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